Giornalisti contro Seo: che lo scontro abbia inizio

Giornalismo e SeoPrendete quello che avete imparato in un qualsiasi corso Seo basico, di quei corsi tenuti da chi non ha mai preso una penna in vita sua se non per scrivere la lista della spesa; mettete da parte tutte le nozioni con le quali vi hanno riempito la testa, a partire dal fatto che per scrivere in rete si deve essere il più possibile basici ed essenziali (guai a mettere in mostra uno stile proprio che comprenda finanche qualche fioritura o barocchismo); che l’H1 debba essere incentrato attorno alla parola chiave; che l’H2 debba riprendere la stessa combinazione di kw ma usandole magari in modalità inversa; che nel testo si debba andare a ripetere un certo numero di volte la parola chiave; che un link interno (o ancor più, esterno, magari se acquistato per fare link building) debba avere una anchor text che farebbe rivoltare nella tomba Dante Alighieri pur a 700 anni dalla sua morte (presente qualcosa del tipo “vuoi sapere qual è il miglior ristorante Roma?”).
Ecco, prendete tutte queste nozioni… e buttatele nel cesso. Possibilmente poi tirate anche lo sciacquone per essere certi che quanto appena gettato non abbia la tentazione di riproporsi.

Seo e Giornalismo non possono andare d’accordo?

Un tema di grande attualità e che determinerà il futuro di ciò che troveremo in rete, di quello che saremo e di come ci informeremo. Tutto nasce da un dato inconfutabile: la Seo, ovvero la disciplina che si occupa di ottimizzare un sito per farlo salire su Google, è in tremenda ascesa. Un concetto sulla bocca di tutti, talvolta anche su quella di chi a stenta è conscio di ciò di cui si sta parlando.
Una materia scientifica che è diventata una sorta di rito pagano con una corsa esasperata a sacrificare al dio algoritmo qualunque tipologia di buona sostanza e forma. Perfino qui in Italia non abbiamo esitato a mettere da parte la nostra lingua estremamente ricca ed articolata: il tutto per scalare qualche posizione nei risultati di Google.
Chi l’avrebbe mai detto che saremmo arrivati a questo? La mia esperienza lavorativa nasce nel mondo del giornalismo ed è proseguita poi nel Digital Marketing: oggi mi occupo di Seo, sono quindi stato su entrambi i fronti ed ho potuto toccare con mano questo differente approccio. Due mondi in aperto contrasto, quello tra giornalismo tradizionale (e di qualità, si potrebbe aggiungere) ed ottimizzazione per i motori di ricerca, che ad oggi, per come sono le carte in tavola, difficilmente sembrano poter andare d’accordo.

Il Giornalismo tradizionale si piega alla Seo

E se volessimo immaginare questo dualismo come una sorta di scontro, di braccio di ferro, a vincere in questo momento sembrerebbe essere proprio la Seo. Il giornalismo tradizionale sta offrendo il fianco a questo cambiamento e si sta facendo dettare le regole dagli algoritmi; non solo quelli dei motori di ricerca, ma anche quelli dei social ad esempio, fattore che porta in alcuni casi alla degenerazione del concetto come nel caso del clickbait.
Concentrandosi esclusivamente qui sul mondo della Seo, negli anni, fortunatamente, qualche carta in tavola è cambiata: Google (che in questo contesto è il mazziere, colui che dà le carte e decide) ha affinato il proprio algoritmo, a partire dal 2011 con l’introduzione di Google Panda, primo vagito di una sterzata finalizzata a garantire maggiore qualità.
Quell’algoritmo ha fatto una certa pulizia andando a penalizzare fortemente molti siti incentrati su contenuti di livello estremamente scarso, copiati, scritti con i piedi tanto per inserire più volte possibile la parola chiave da far salire. E Google Panda, così come gli altri algoritmi poi seguiti, ad esempio Penguin o Hummingbird, vengono ancora oggi affinati per fornire all’utente esperienza di navigazione sempre migliore.
Ma Google non è perfetto e comunque è lui a comandare: chi vuole giocare (detto in altri termini, chi vuole comparire nelle sue serp, quindi nei risultati di ricerca) si deve giocoforza piegare alle sue leggi. Un qualcosa che anche il mondo dell’informazione ha dovuto sperimentare in questi anni, cedendo quindi parti della propria integrità per adeguarsi alle regole di Big G.

Tutto dipende dal modo in cui si fa Seo

Come spesso accade per le cose della vita, a fare la differenza non è soltanto il ‘cosa si fa’ ma anche il ‘come lo si va a fare’. Una legge non scritta alla quale non sfugge neanche la questione Seo / Giornalismo (che continuo a scrivere in maiuscolo per una sorta di rispetto dovuto e per non sfigurare di fronte alla ‘S’, quella sì sempre grande, della parola Seo).
La domanda giusta da porsi quindi dovrebbe essere: come fare Seo? Esiste un modo giusto di approcciarsi a questa disciplina, soprattutto quando si va ad intrecciare con il giornalismo? La questione porta alla differenza enorme tra teoria e pratica, perché sicuramente c’è un modo adeguato di fare Seo (teoria), ma nella pratica le scorciatoie risultano essere sempre più attraenti in quanto più semplici e veloci, per definizione.
L’informazione dovrebbe essere una cosa seria, non si dovrebbe cercare di scrivere un testo in modo studiato, analizzando i trend di Google, cercando il modo di incastrare le parole e finanche di inventarne di nuove versioni per scalare qualche posizione (un tema calo agli amanti della cosiddetta Seo semantica). Tutto ciò può andare bene se si ha un sito di una pizzeria e si vuole cercare di passare avanti al proprio rivale: ma nel giornalismo questo non dovrebbe entrare.

In che modo i giornali utilizzano la Seo

Nel corso degli ultimi anni la Seo è stata utilizzata dai giornali nel modo, forse, peggiore che si potesse fare: piegare il tutto alle logiche di mercato (o per dirla meglio, degli accessi), rinunciare spesso e volentieri ai princìpi del giornalismo per qualche accesso in più.
I giornali sono diventati ‘guide’ a buon mercato: all’interno di questi è possibile trovare, spesso e volentieri, pezzi dai titoli “Come trovare un idraulico valido a Roma?” o “Perché affidarsi ad un consulente finanziario?”. Chi ha un minimo di dimestichezza capisce già dal titolo che si tratta di articoli inseriti tanto per avere uno straccio di testo all’interno del quale inserire un link: spesso finanche in modo forzato, con anchor ad esempio “idraulico Roma” o “miglior consulente finanziario”. Il che, oltre che contro le regole del giornalismo tradizionale, tende ad andare contro anche al buon senso e più basicamente alla lingua italiana stessa.

Quale sarà il futuro della Seo e del Giornalismo?

Un meccanismo che ha generato uno scontro continuo tra i giornalisti ‘tradizionali’ da una parte, restii a piegarsi a dinamiche di questo genere; e dall’altra i Seo, che si avvalgono a loro volta della compiacenza di altri giornalisti, che invece per dinamiche di mercato sono ben disposti a venir meno ai propri princìpi pur di aumentare il numero di accessi.
Uno scontro che segnerà ancora il futuro prossimo, nell’attesa che la situazione si assesti e che Google prosegua nel suo percorso fino ad arrivare ad essere in grado (si spera) di discernere con sempre maggior chiarezza ciò che è qualitativo da ciò che non lo è. Finalmente allora, anche in rete, si potranno leggere articoli  scritti in italiano corretto, da gente abituata a trattare con confidenza la penna e non da markettari (nel senso di…attivi nel marketing) che si vantano di scrivere in ottica Seo e si riempiono la bocca con parole quali ‘Seo Copy’ ma che, nel concreto, non sono in grado di azzeccare una consecutio neanche per sbaglio.

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