Native Advertising e Content Marketing: definizioni e differenze

Content marketing nativeDue concetti fondamentalmente molto diversi ma sui quali si genera spesso confusione al punto che vengono talvolta accostati; il che rappresenta un errore evidente per chi opera nel settore e conosce le dinamiche del Web Marketing, mentre per i profani può anche essere una leggerezza da lasciar passare in cavalleria.
A destare la maggior confusione è il concetto di native advertising, visto che al significato di content marketing può essere anche più semplice arrivare per deduzione logica; viceversa il native ha da sempre creato confusione, soprattutto nei clienti che spesso utilizzano il termine a in modo non corretto. Loro, ovviamente, possono sbagliare, chi si occupa di Web Marketing un po’ meno.
Vediamo allora nel dettaglio quali sono le differenza tra queste due tipologie di marketing in rete partendo dalla definizione di ciascuna: il native advertising ed il content marketing. Non uno scontro epico teso a farne sopravvivere uno solo (come Highlander insegnava) perché, per la sorpresa di molti, sono due concetti assolutamente disgiunti che possono essere previsti anche insieme nel corso di una campagna di Web Marketing.

Native Advertising: cos’è

E partiamo proprio da questo misterioso native advertising che tanta confusione genera. Chi è costui? A creare indugi sarà la sua natura poliedrica, dato che il native può apparire in molteplici forme. Di base parlare di native advertising sta a significare rivolversi ad uno strumento di marketing da utilizzare in svariati contesti, dai contenuti di testo sotto forma di editoriale promozionale passando per widget sponsorizzati, video ecc..
Parlare di native vuol dire puntare, in generale, su una tipologia di strumento promozionale che vada ad integrarsi perfettamente con i contenuti del portale nel quale si pubblica. In sostanza un contenuto che corrisponde graficamente al contesto nel quale si integra; il che nasce dalla necessità di evitare le fastidiose interruzioni che portano l’utente a spegnere l’attenzione.

Esempi di Native Advertising

Così facendo l’utente che sta navigando un sito non avrà la sensazione di essere catapultato in un’altra realtà, ma si troverà di fronte a sé una tipologia di pubblicità integrata con il contenuto del sito. Strumento che potrà essere un articolo di testo sotto forma di pubbliredazionale, un video, un post su Facebook, un widget promozionale di quelli che compaiono spesso soprattutto nei giornali online.
Ed un esempio di native advertising è proprio un articolo redazionale inserito in un sito o in un giornale online che si integri alla perfezione con lo stile editoriale del sito che lo ospita ma che abbia un link in uscita verso un altro sito da promuovere. Nel native, a differenza della link building, deve essere sempre specificato che l’articolo in questione è uno spazio a pagamento, pur essendo integrato alla perfezione dal punto di vista grafico e simile agli altri contenuti del sito.

Content Marketing: promuoversi con i contenuti di testo

E veniamo al più noto content marketing: una tipologia di promozione che si basa sull’inbound marketing, ovvero sull’attirare utenti verso il proprio sito facendo ricorso a contenuti di testo di valore, approfonditi, di qualità.
Spesso abbreviato con la sigla di content mktg, il content si basa su creazione e condivisione di contenuti finalizzati a destare l’interesse del visitatore, a fidelizzarlo, a mantenerlo. Inoltre una buona strategia di content marketing fondata su un piano editoriale efficace e ben studiato può essere estremamente utile anche per migliorare il proprio posizionamento sui motori di ricerca andando ad ampliare parole e search intent per i quali il nostro sito apparirà.
Ed è proprio il calendario editoriale a fare la differenza quando si va a pianificare una campagna di content marketing: è importante pubblicare con cadenza periodica onde evitare di disperdere il lavoro fatto. Una tabella di pubblicazioni costante, di qualità, magari che alterni diverse tipologie di contenuti, dagli articoli di testo ai video così da essere integrata e completa. Un impegno non da poco, e non è un caso che, spesso, le aziende si rivolgano ad un content manager per gestire il calendario editoriale di pubblicazioni.

Esempi di Content Marketing

Di base il content marketing si riferisce ad articoli di testo, visto anche il discorso relativo alla necessità di ampliare il proprio posizionamento. Ma può essere anche riferito ad altri contenuti quali ad esempio infografiche, video, webinar.
Il tipico esempio di content marketing è il blog integrato dentro ad un sito (leggi: come aumentare l’indicizzazione di un sito con un blog) per proporre articoli informativi, magari guide per l’utente. Perché quale che sia il formato, articolo di testo, video o altro, l’obiettivo del content marketing non è vendere un qualcosa, ma informare il visitatore, formarlo, fidelizzarlo così da creare una relazione stabile. Scrivere in ottica lettore con un occhio sempre attento alle tecniche di scrittura Seo.

Differenze tra Native Advertising e Content Marketing

Arrivati a questo punto dovrebbero essere ben chiare le due definizioni, quella di native advertising e quella di content marketing, così come le differenze che intercorrono tra queste due distinte tipologie di marketing.
Per mettere ancora altra carne sul fuoco si può aggiungere che nel content marketing si fa riferimento a contenuti di proprietà, viceversa nel native ci si rivolge a spazi mediatici di altri siti o portali che verranno pagati. Spazi che saranno integrati, ovvero simili ai contenuti già presenti nel sito, che si parli di video, articoli (vedi l’Article Marketing) o altro.
Con il content marketing dovremo essere noi in grado di costruirci il nostro pubblico generando di continuo contenuti; il che richiede tempo e dedizione, maggiore costanza a fronte probabilmente di minor costi rispetto ad altri strumenti di Web Marketing, compresa la pubblicità nativa.
Come sempre ogni cosa ha i suoi pro ed i suoi contro: il content marketing comporta notevole lavoro da dedicare e costanza nella pubblicazione di contenuti; il native implica il pagamento di una somma per apparire all’interno di un sito. E nel caso di un portale di qualità, il costo può essere anche abbastanza elevato.

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